Commenti

Relazione della dottoressa M. Z., docente, sul lavoro svolto dal dott. Sinigaglia Carlo presso una scuola materna

Il lavoro che svolge il dott. Sinigaglia con i bambini ha l’intenzione in primo luogo di portare alla luce e palesare, senza troppe resistenze e paure ma con estrema libertà da parte dei bambini, le difficoltà che loro stessi vivono nell’arco della loro crescita evolutiva. In secondo luogo di operare su di queste per trovarne cause originarie e motivazioni profonde, punto di partenza questo per elaborare percorsi il più possibile personalizzati atti alla risoluzione dei problemi evidenziati, o per fornire al bambino stesso gli strumenti necessari per una più o meno autonoma gestione della difficoltà.

Se potessimo collocare la sua proposta educativa all’interno di qualche approccio teorico al Processo di Apprendimento, il lavoro da lui promosso seguirebbe l’idea dell’esistenza di un tipo di apprendimento che organizza se stesso. Bateson lo definiva più tecnicamente un deuteroapprendimento e dovremmo riferirci a quella capacità e a quel lavoro che il bambino e l'essere umano in genere esplica quotidianamente per apprendere ad apprendere.

Apprendere ad apprendere significa organizzare e riarmonizzare in continuazione i proto apprendimenti che di volta in volta cedono il posto a altri più complessi. In questo senso il flusso dell'esperienza non risulta segmentato ma si caratterizza da "legami di senso" che non lasciano elementi isolati, non producono spaccature esperienziali.

L'apprendimento si fa "storia personale","cambiamento”, riorganizzazione continua, fluttuazione e perturbazione necessaria per creare e ricreare il proprio "curricolo di strategie", avvio per ipotesi di possibili soluzioni (Morin li chiama mondi possibili) e per il mutare del punto di arrivo. L'apprendimento così si storicizza, diventa veramente per ognuno, nel senso che si personalizza. Ciò che ora conta non è solo il passaggio da un punto ad un altro, da una competenza ad un'altra, come gli studi evolutivi hanno sempre sostenuto: cosa si apprende (ordine quantitativo), bensì come si costruisce la struttura che connette, la quale, sola, da senso al soggetto. (Bateson). Quella struttura connettiva che armonizzando e coordinando le parti dell'essere portano alla sua intelligenza.Quello che va considerato è il rapporto, la relazione esistente”che il soggetto costruisce con il suo sapere il suo modo di apprendere.”

Le situazioni per le quali è richiesto il suo intervento variano per natura, per gravità e per cronicità.

Le più comuni, forse perché più evidenti sono quelle legate alla comunicazione e all’uso del linguaggio: afasie, mancanza di ascolto, disturbi di comprensione, difficoltà di pronuncia. Altre fanno riferimento agli aspetti più propriamente comportamentali: iperattività, ipoattività, mancanza di attenzione, difficoltà di interazione sociale, mancanza di controllo delle proprie reazioni. Qui mi riferisco a quelli che comunemente le insegnanti etichettano come pianti immotivati, scatti di ira, reazioni violente, o al contrario scarsa capacità di reazione, apatia, difficoltà di sentirsi inseriti in un contesto e di essere pertanto co-partecipi della costruzione del presente.

Il lavoro che svolge l’esperto coinvolge frequentemente più dimensioni di apprendimento. Per tale ragione si occupa di scoprire, attenuare e dissolvere quella vasta gamma di difficoltà che spesso compromettono i meccanismi che conducono i bambini di età diverse ad imparare. Vengono rivelate quali siano le strategie in gioco, quali siano da rafforzare, quali invece siano state compromesse. Si consolidano le principali e indispensabili strutture per i futuri apprendimenti, che siano essi di ordine logico-matematico, espressivo, corporeo.

Si aggiungono alle suddette questioni, i casi di bambini che vivono situazioni ambientali inadeguate, o per scarsità di stimolazioni o per disagi familiari e contestuali. Casi di bambini che hanno subito traumi emotivi che hanno avuto successivamente conseguenze sul loro agire e sul loro essere quotidiano, che manifestano disagio nell’essere con gli altri e per gli altri, ma prima ancora per sé e con sé.

Si tratta di problemi che interessano vari aspetti dello sviluppo infantile, e che toccano le diverse parti dell’essere umano. Ovviamente costatandone una loro indiscutibile trasversalità.

L’intervento è rivolto ai bambini dai tre anni in poi, senza alcun tipo di distinzione. Il lavoro si rende proprio interessante poiché opera e prende forza da quelle qualità e caratteristiche comuni agli individui per cui ne risulta evidente la non necessità di dover definire un particolare gruppo di utenza. I fondamenti dai quali prende inizio il percorso pedagogico parlano e si indirizzano facilmente e con notevole efficacia a quelle sfere/forze riscontrabili ed identiche in ognuno e capaci di muovere a loro volta quei meccanismi che solo in un secondo momento si rendono specifici e unici e a questo punto meritevoli di un lavoro individualizzato. Per meglio dire, la proposta metodologica di questo tipo di lavoro poggia e muove da quelle basilari spinte all’apprendimento che accomunano tutti i bambini e più in generale l’essere umano nella sua genuinità. Sul lavoro delicato di queste spinte si instaurano delle vere e proprie strategie che conducono a posteriori alla presenza effettiva di capacità, intese queste come saper fare e saper essere. Nel concetto di “saper fare ed essere” si dimentica troppo spesso che quel “sapere” che rimane soggiaciuto necessita di una maturazione, di una storia evolutiva per diventare acquisizione di fatto.

Il lavoro di Sinigaglia rientra così a pieno titolo in quelle che si possono chiamare le dinamiche di Scaffolding, come presenza di sostegno e di supporto che viene applicato all’inizio della sequenza di apprendimento quando ancora in gioco vi sono solo potenzialità e forze personali e gradualmente rimosso fino a che il bambino non ha interiorizzato a sufficienza gli strumenti a sua disposizione per apprendere. Il termine Scaffolding è significativamente preso in uso da un linguaggio tecnico e indica le impalcature di legno usate nella costruzione di edifici e che vengono poi rimosse nell’edificio finale. Cosi si rendono necessari degli interventi mirati a ereggere quelle che si possono definire le impalcature del sapere.

Per tale ragione l’offerta pedagogica spazia e comprende bambini portatori di handicap (con diagnosi funzionale), bambini con reali e gravi difficoltà ma non ancora soggetti a segnalazione neuropsichiatrica, bambini che unicamente abbisognano di fiducia e incoraggiamento, bambini semplicemente da contenere o svezzare, bambini eredi da esperienze passate che hanno lasciato qualche segno, ora ostacolante il loro sviluppo ontologico. Il punto di forza di tale approccio si coglie nel tentativo di considerare le forze motrici che spingono all’avvio di un ingranaggio di apprendimenti legati fra loro reciprocamente, eludendo quella serie di apparati sovrastrutturali quali la patologia, il disagio, il temperamento che purtroppo frequentemente ostacolano la scoperta delle reali potenzialità insite nel bambino.

Poiché la naturale evoluzione degli individui non è mai paragonabile ad una costante ed uniforme linea retta, senza interferenze, intoppi, nodi ed interruzioni, ma si concretizza come andamento oscillatorio scostante ed altalenante, cioè ricco di retroazioni, ritorni, stalli e momenti perturbanti, possiamo facilmente sostenere che tutti i bambini vivono durante il loro cammino di sviluppo momenti difficili, e problematici, non per questo anormali ma quasi definibili fisiologici e necessari. E’ per questo che il lavoro del dott. Sinigaglia si presta senza nessuna pesantezza e pretesa all’aiuto del “Bambino” nella sua originarietà, nella sua naturalezza.

La proposta non è aprioristicamente indirizzata e specializzata, ma tende a diventarlo solo a seguito di una accurata e vera conoscenza del bambino.

Caratteristica essenziale dell’intervento è, proprio poiché aperto a tutti anche a casi di carattere non urgente, l’aspetto anticipatorio di situazioni che, con il trascorrere del tempo e con il radicarsi di alcuni meccanismi disturbanti, potrebbero a lungo termine sfociare in casi maggiormente problematici e di una certa serietà. Il lavoro offerto ai bambini garantisce quella sufficiente conoscenza di loro, dei loro limiti e delle loro potenzialità capaci di aiutare educatori e genitori a prevedere e intervenire precocemente.

Perché il lavoro abbia efficacia, le lezioni necessitano di uno spazio entro cui si possa costruire e ritrovare un clima di silenzio, di tranquillità per facilitare lo spontaneo e fluido emergere dei veri stati dei bambini in questione. In altri termini si auspica un luogo poco predisposto ai disturbi, a stimolazioni eccessive e incongrue con le proposte avanzate. Solo respirando un’atmosfera giusta, sincera, semplice e serena è possibile mantenere viva e costante l’attenzione e l’impegno dei piccoli durante tutto il lavoro. In un ambiente in cui ci si sente a proprio agio, in cui tutto succede e capita senza resistenza o trattenimento perché vissuto con fiducia e naturalità, è facile raggiungere una alta qualità di lavoro, alla luce del quale anche la fatica e lo sforzo acquistano un significato diverso dalla comune accezione. Gli errori, gli sbagli, l’accanimento dei bambini diventano elementi e momenti sostanzialmente rinforzanti, fruttuosi, indispensabili e talvolta divertenti. Il gioco/lavoro richiesto ai bambini si fa qualificante e d edificante proprio nel momento in cui l’errore e la fatica diventano consuetudini dell’agire e perché questo succeda deve sopraggiungere una qual certa libertà, libertà questa che può emergere servendosi di un contesto privo di impedimenti e distrazioni. La proposta di pedagogia musicale si situa così nel novero di quelle attività educativo-formative che hanno fatto proprio, per un certo verso, il pensiero costruttivista ponendo una meritevole attenzione al concetto conosciuto come “ errore evolutivo”.

Per i motivi sopra citati appare ovvio che i tempi e le durate degli interventi possano variare al variare dei bambini e delle difficoltà riscontrate. Per alcuni casi il percorso di pedagogia musicale è indispensabile duri per tutto l’arco dell’anno scolastico, con i dovuti aggiustamenti in itinere per ciò che riguarda il contenuto e la modalità di offerta dello stesso. In altre situazioni il lavoro si conclude in poche lezioni. I tempi in ogni caso sono stabiliti dalle docenti e dal dott. Sinigaglia in costante confronto e sono suscettibili di variazioni in risposta alle esigenze dei bambini e nel limite delle possibilità dell’organizzazione scolastica.

Restano basilari l’attenzione al monitoraggio delle situazioni interessate e l’attenzione ad una continuità educativa.

I bambini possono partecipare alle lezioni in piccolo gruppo, singolarmente o la proposta può essere indirizzata alla classe intera. Le diversificazioni derivano, anche in questo caso, dalle diverse esigenze avanzate dalle maestre e dai bambini. Si riconosce tuttavia un’attenzione vera agli apprendimenti di gruppo, quelli cioè che derivano dalla costruzione di una lavoro e di una soluzione comune. Si può, per tanto, parlare facilmente, pensando alle proposte del dott. Sinigaglia, di origine sociale degli apprendimenti (socio-costruttivismo), per cui il processo di apprendimento si definisce tripolare: soggetto-compito/difficoltà-altri. In questo possibile modello il “sociale” risulta essere un fattore costitutivo del processo stesso.

La proposta educativa, che prende inizio con l’intervento e dalle sue osservazioni iniziali, viene immediatamente condivisa con l’insegnante che si prende cura del bambino per un tempo maggiore. A seguito di tale confronto affiora la possibilità che l’intervento possa continuare altresì all’interno della sezione, coi i dovuti aggiustamenti causati dal cambio di contesto, della figura di riferimento e delle stimolazioni contingenti. Sta di fatto che l’insegnante riceve una serie di input e di chiarimenti dai quali vengono costruite le più appropriate modalità di accompagnamento e di rinforzo per il bambino. Così facendo, oltre a sostenere in modo ulteriore e più continuativo il lavoro del bambino, si cerca di rispondere, per quanto possibile, all’istanza di continuità educativa, per la quale si ritiene altamente efficace il concretizzarsi di comuni intenti e orientamenti da parte delle figure educanti per garantire dapprima un buon livello di sicurezza e fiducia nei bambini e conseguentemente il raggiungimento di risultati migliori.

La proposta dell’intervento di pedagogia musicale si avvale in tutti i suoi momenti dell’apporto e dell’interazione professionale delle docenti. In primo luogo è richiesta la presenza delle insegnanti durante il lavoro svolto direttamente con i bambini durante le lezioni. Ciò procura diversi vantaggi e benefici. Innanzi tutto favorisce un agire più rilassato e sereno dei bambini i quali sentono accanto a loro una figura di riferimento conosciuta che permette loro di sentirsi immediatamente a proprio agio; in seconda luogo garantiscono all’insegnante una maggior comprensione delle strategie adottate per la conoscenza e la risoluzione delle difficoltà dei bambini; successivamente si apre all’insegnante l’opportunità di leggere i comportamenti e le reazioni di bambini in altro modo, utilizzando, aiutate, attenzioni diverse e strumenti non consueti.

La presenza delle insegnanti aiuta loro stesse a comprendere meglio le consegne ed i consigli didattico-educativi suggeriti, poiché trovano riferimento e giustificazione in ciò che è stato personalmente osservato, capito o semplicemente percepito. La relazione con il corpo docente si costruisce ulteriormente grazie a relazioni periodiche (iniziale, in itinere e conclusiva) sull’evoluzione del bambino in tutte le sue dimensioni di crescita: inizialmente costituirà materiale capace di offrire al dott. Sinigaglia indizi e osservazioni sui bambini, conseguentemente diverrà materiale utile ad entrambe le parti per un doveroso feed back di verifica e di monitoraggio dei risultati raggiunti.

Come detto più sopra, alle insegnanti vengono affidati, nel pieno rispetto della libertà di insegnamento, lavori specifici da condurre con i bambini interessati. Tali suggerimenti sovente si configurano non tanto come impegni e compiti cartacei o materiali, ma come modalità di relazione, di stati emotivi, di strategie comunicative.

Va sottolineato come tali indicazioni siano produttive ed adeguate non unicamente per il singolo bambino, ma appartengono a quella gamma di modalità educative capaci di garantire un giusto e sereno andamento dell’intera sezione, poiché fanno riferimento a parti dell’essere umano comuni a tutti.

Commenti della dottoressa L.F. , Dirigente

A seguito dell’emanazione del regolamento dell’autonomia e la successiva riforma del sistema scolastico nelle scuole si sono consolidati i progetti che prevedono, per i laboratori opzionali e/o curricolari, la presenza di esperti esterni in collaborazione con le insegnanti.

Come spesso accade , la norma arriva a disciplinare e legittimare quanto già le scuole, sostenute dagli enti locali, facevano da tempo; è quindi possibile, dopo anni di esperienza, aprire qualche riflessione sul senso della presenza degli esperti esterni all’interno dell’offerta scolastica.

Ho seguito il percorso di pedagogia musicale portato avanti dal Dott. Sinigaglia sia osservandone il lavoro con i ragazzi sia incontrando le insegnanti durante la modulare per una verifica dell’efficacia dell’intervento.

Per i moduli coinvolti del mio istituto, quattro team, corrispondenti ad otto classi, la collaborazione con Sinigaglia è stata decisamente proficua. Innanzitutto, la possibilità per gli insegnanti di osservare gli alunni durante la lezione, in setting di lavoro strutturati ma diversi da quelli principalmente predisposti per lo svolgimento delle attività scolastiche, ha consentito di verificare lo stile cognitivo, ma soprattutto quello relazionale di ciascun alunno.

L’esperto infatti gestendo l’attività in modo molto accogliente, ma autorevole, conducendo attività non percepite dagli alunni come attività di studio, fa emergere dai ragazzi modalità di relazione e di risposta a situazioni nuove di apprendimento che risultano molto utili agli insegnanti per avere una visione piu’ completa dei ragazzi.

Tali osservazioni sono poi oggetto di confronto tra l’esperto e il team docente, confronto in cui la pluralità di sguardi arricchisce a beneficio dell’alunno le riflessioni e le concrete possibilità di interagire con ogni singoli bambino con le modalità a lui piu’ proficue.

Si dice ultimamente che nella scuola ci sono troppi docenti, troppi interlocutori per i singoli studenti.

In realtà la pluralità di sguardi, in un mondo in cui la complessità è elemento fondativi di ogni attività umana, è un valore, e nulla toglie alla cura che è e rimane dei docenti del ricondurre la molteplicità di spunti nell’unicità delle scelte per favorire lo sviluppo dei bambini.

E’ possibile quindi per la scuola beneficiare di una reale occasione di riflessione professionale attraverso questo percorso di pedagogia musicale, il quale, peraltro produce nel tempo una acquisizione di competenze nei docenti, sia sul piano tecnico-musicale che, ancor di più, e cosa ancor più importante, nel piano dell’ascolto attivo e della relazione significante.